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Un esame ecografico eseguito per via transvaginale con sonde ad alta frequenza è ormai una parte essenziale della visita ginecologica, infatti questo esame non invasivo e totalmente indolore è utile per diagnosticare patologie dei genitali interni femminili (utero, ovaie, tube) già sospettate in base all’anamnesi o all’esame clinico; può permettere di distinguere, in caso di dolore addomino-pelvico, tra patologie a carico della sfera ginecologica o di altri organi addominali; può permettere di monitorare terapie mediche o chirurgiche.

L’esame ecografico transvaginale inoltre, a differenza ad esempio di TAC e RMN, è un esame dinamico durane il quale l’operatore può individuare una mappa del dolore pelvico mediante la pressione della sonda ecografica, elemento diagnostico importante in alcune patologie (infezioni, endometriosi).

In caso di pazienti in perimenopausa, o già in menopausa che abbiano fattori di rischio per patologia neoplastica ovarica (familiarità) o endometriale (obesità, diabete, terapia ormonale, ipertensione) l’ecografia transvaginale è uno strumento importante perché serve a evidenziare le caratteristiche dell’endometrio e della cavità uterina e la struttura e morfologia degli annessi.

Un esame transaddominale può essere utile a completamento di quello transvaginale in caso di masse ginecologiche di dimensioni voluminose. In caso di paziente con imene intatto si preferisce l’approccio transrettale, che permette una visualizzazione nettamente migliore dei genitali interni rispetto all’esame transaddominale.
Quando necessario l’esame viene integrato dallo studio con ecocolordoppler.

Infine con l’ecografia tridimensionale si può ottenere una immagine particolare dell’utero, la scansione coronale, che consente di diagnosticare le malformazioni strutturali dell’utero, come l’utero setto, o l’utero bicorne; tale patologia è presente nel 25% circa delle donne che hanno avuto poliabortività.